Quanta confusione in ambito allergologico!
Incominciamo dunque a distinguere come fenomeni diversi tra loro i deficit enzimatici dalle allergie immediate, e queste ultime dalle allergie ritardate o food sensitivities. Con il termine “intolleranza al latte” molti di noi intendono erroneamente l’incapacità di scindere il lattosio nell’intestino, a causa della carenza o assenza dell’enzima lattasi, a quello scopo deputato. Chi non è provvisto di quell’enzima, tutte le volte che berrà una tazza di latte avrà l’intestino in subbuglio per l’accumulo di lattosio indigerito. Problema che potrà evitare allontanando gli alimenti che lo contengono. Non vi è alcun problema immunitario. Quando parliamo di allergie, invece, lo scenario è diverso.
Le allergie si dividono in due grandi categorie: immediate e ritardate (sensitivities).
Quelle immediate dipendono dal fatto che una persona, già sensibilizzata verso un cibo, produca degli anticorpi specifici relativi a quella sostanza, detti immunoglobuline di tipo E (IgE). L’incontro di quella sostanza con i suoi anticorpi fa liberare grandi quantità di istamina che è uno dei mediatori responsabili delle risposte allergiche immediate: asma, edema, dermatite, gonfiore, starnuto, prurito.
Le “allergie ritardate” o “sensitivities” invece originano da reazioni cellulari non necessariamente mediate dalla sequenza IgE/istamina, ma da altri elementi del sistema immunitario e, come dice il nome, possono non avere effetto immediato ma basarsi su modalità di accumulo e tolleranza. Questo spiega perché i test classici per la ricerca delle allergie basati sulla sola ricerca delle IgE non rilevino questo tipo di risposta allergica. In questo caso le reazioni dell’organismo seguono un meccanismo diverso legato all’accumulo nel tempo della stessa sostanza, ripetuto quotidianamente o quasi. La risposta allergica infatti non si verifica in corrispondenza dell’assunzione di un certo alimento, ma quando quella sostanza, assunta per più giorni di fila, provoca uno stato infiammatorio che supera un certo livello soglia.
Sebbene più complesse da diagnosticare, le “sensitivities” offrono una maggiore possibilità di intervento. Attraverso una dieta di rotazione settimanale, che rispecchi lo svezzamento infantile, è possibile infatti rieducare il sistema immunitario alla riconquista della tolleranza immunologica riducendo le reattività e controllando l’infiammazione e la sintomatologia.
Dott. Luca Rossi – Nutrizionista e Biologo (Curriculum Medico)
SPECIALISTI DELLA NUTRIZIONE del Gruppo Romano Medica
Altre fonti: L’Altra Medicina Magazine